Viti monofasiche – mini impianti MUM e protocollo del carico immediato - Studio Dott. Marco E. Pasqualini
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Viti monofasiche – mini impianti MUM e protocollo del carico immediato

(in collaborazione con il dott. Franco Rossi)

Questa tecnica garantisce una elevata percentuale di successi, ma deve essere eseguita rispettando un protocollo operativo chirurgico che possiamo suddividere in 4 punti.

  • 1° punto. Numero degli impianti
    È preferibile posizionare in un’unica seduta un numero di impianti che corrisponda il più possibile al numero dei denti mancanti.
  • 2° punto. Stabilizzazione primaria
    Tutti gli impianti devono raggiungere ed impattare le corticali profonde per ottenere il bicorticalismo, che determina la stabilità primaria immediata.
  • 3° punto. Contenzione immediata
    Utilizzando una barra supporter di titanio del diametro di 1,2 mm posizionata palatalmente-lingualmente agli impianti, appoggiata alla mucosa senza alcuna compressione della stessa e saldata a ciascun impianto con la saldatrice endorale, si ottiene uno splintaggio degli impianti estremamente stabile e solido. La barra supporter deve essere posizionata in modo tale che il moncone preprotesico emergente degli impianti stessi risulti libero nel cavo orale.
  • 4° punto. Protesizzazione provvisoria
    Si applica immediatamente nella stessa seduta un provvisorio in resina di dimensione verticale corretta e soprattutto in armonia occlusale, che rispetti fisiologicamente l’equilibrio statico e l’equilibrio dinamico. Le viti ideali per il mascellare superiore sono quelle a spira larga, in grado di garantire una maggior stabilità in un osso non particolarmente compatto.

Fig. 1 Donna di 67 anni, portatrice di protesi totale superiore con presenza di radici residue in fase espulsiva (2000). Fig. 2 La panoramica. Fig. 3 È preferibile posizionare in un’unica seduta un numero di impianti che corrisponda il più possibile al numero dei denti mancanti. In questo caso sono stati inseriti 14 impianti: 4 postestrattivi e 10 a cielo coperto (“flapless”), con tecnica chirurgica mini invasiva (1° punto del protocollo).Tutti gli impianti devono raggiungere ed impattare le corticali profonde per ottenere il bicorticalismo, che determina la stabilità primaria immediata (2° punto del protocollo).

Fig. 4 Si ottiene la contenzione immediata usando una barra supporter di titanio del diametro di 1,2 mm, appoggiata palatalmente alla mucosa senza comprimerla, e saldata a ciascun impianto con la saldatrice endorale (3° punto del protocollo). La barra supporter deve essere posizionata in modo tale che il moncone preprotesico emergente degli impianti risulti libero nel cavo orale. Fig. 5 Si applica immediatamente nella stessa seduta un provvisorio in resinain dimensione verticale corretta, soprattutto in armonia occlusale che rispetti fisiologicamente l’equilibrio statico e l’equilibrio dinamico (4° punto del protocollo). Fig. 6 La panoramica mostra l’incompleta guarigione degli alveoli post-estrattivi (5 settimane).

Fig. 7 La corretta posizione della barra supporter e dei monconi prima della cementazione del definitivo. Fig. 8 Radiografia del caso finito. L’osteogenesi riparativa si è completata (90 giorni). Questi dati sono particolarmente interessanti perché dimostrano che il carico immediato applicato su impianti estremamente stabili (come da protocollo) non solo non determina alcuna lisi ossea, ma permette all’osso stesso di rigenerare anche dove sono state eseguite estrazioni. Si notino anche gli spazi presenti tra le corone.
Fig. 9 La corretta posizione dei monconi e gli spazi tra di essi permettono di eseguire la protesi definitiva in oro-ceramica nel rispetto della fisiologia, senza comprimere i tessuti molli (2000).

Fig. 10 Come si può notare, è possibile eseguire una buona igiene anche con la presenza della barra supporter in titanio. Fig. 11 Follow-up a 7 anni. Osservare l’aspetto estetico delle mucose (2007).
Fig. 12 L’OPT a distanza di 7 anni (2007) mostra l’integrità del tessuto osseo attorno a tutti gli impianti. Il mascellare inferiore è stato poi riabilitato nel 2002 con protesi fissa su impianti di tipo diverso a seconda del sito osseo ricettivo.